Pino Palmieri, Consigliere Federale e Presidente dell’HC Bra, dallo scorso novembre Vice Presidente vicario della Federazione Italiana Hockey, offre il suo punto di vista sullo stato dell’arte dell’hockey italiano. In tanti anni da dirigente sportivo, Palmieri ha registrato che “la nostra è una Federazione piccola; apparteniamo agli sport minori e di conseguenza abbiamo risorse economiche relativamente ridotte” e che si stanno facendo i conti “con la cristallizzazione di un debito pregresso che riduce notevolmente la capacità di spesa. Nonostante queste difficoltà siamo tra virgolette ‘obbligati’ a creare immagine attraverso i risultati delle Nazionali”; in questa ottica potrebbe essere di grande aiuto la presenza, pesante, di uno sponsor, “ma la storia del nostro sport ci insegna che le sponsorizzazioni di peso non ci sono mai state e conseguentemente la nostra immagine ha sempre avuto grandi difficoltà a imporsi, a eccezione di un breve periodo legato alla memoria di Paolo Bonomi, prematuramente scomparso” dice Palmieri, che prosegue: “Nell’era Mignardi sono stati esaltati questi indicatori legati ai risultati delle Nazionali, che hanno contribuito a darci una immagine CONI ed extra CONI che non avevamo mai avuto precedentemente”. Il Vice Presidente vicario FIH fa riferimento, nello specifico “al miracolo della Nazionale Senior Femminile, nona classificata a quei Mondiali da cui mancava da oltre 40 anni”, che “battendo la Cina ha dato qualcosa, proprio a livello di immagine, che noi non avevamo mai avuto; merito, poi, va dato anche agli ottimi risultati ottenuti in campo Maschile e nelle attività Indoor”.

In pratica siamo passati da un periodo di oscurantismo, dove non siamo riusciti a fare immagine - prosegue Palmieri - a un periodo di risultati sovrastimato per le nostre risorse; ma questo non è casuale: abbiamo dato a due tecnici italiani, Roberto Carta per la Femminile e Roberto Da Gai per la Maschile, la capacità di esprimersi al meglio, nonostante avessimo avuto alcune pressioni per rivolgerci a tecnici stranieri”.

Palmieri ricorda che “in questi anni abbiamo ripreso l’attività Indoor, precedentemente abbandonata, e con ottimi risultati”; Palmieri ne è grande estimatore perché “questa disciplina crea continuità agonistica nell’atleta” anche nel periodo invernale. Relativamente ai campionati “abbiamo mantenuto un campionato di serie A1 di qualità; per noi hockeysti certamente costoso, ma con vantaggi indiscussi per la Nazionale”. In conclusione: “La costruzione di questa nuova immagine deve porci al di sopra di qualsiasi interesse personale e farci riconoscere il lavoro fatto, che non riguarda solo il risanamento e le Nazionali, ma anche, tra l’altro, il movimento giovanile. I numeri di questa stagione, relativamente alle categorie Under 12 e Under 14 sono una grande iniezione di fiducia per il nostro sport: 114 squadre iscritte nell’U12 e 73 nell’Under 14 costituiscono, e non credo di sbagliare, un record. E, soprattutto, una speranza per il futuro”.


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