Il presidente del comitato regionale Piemonte, Luciano Cecca, è a Roma per incontrare – nel pomeriggio di martedì 15 ottobre, il sindaco di Torino e presidente ANCI, Piero Fassino: “L’incontro è tra lui e il presidente Luca Di Mauro, io partecipo e faccio da supporto perché sono colui che meglio conosce la storia del campo Tazzoli, destinato dal Comune di Torino all’hockey sin dal 1974 e che adesso, però, ha il problema dell’esternalizzazione, una brutta parola per dire che Torino vuole mettere a bando il campo, non sapendo che futuro avrà questa struttura” sulla quale hanno messo gli occhi anche un paio di grosse (e ricche) società di calcio.

Luciano Cecca è un galantuomo con l’energia di un ragazzino, già presidente del comitato regionale Piemonte dal ’77 “e per i successivi 15 anni circa”. Poi a un certo punto, “per altri impegni sul campo da hockey e anche, oserei dire, per una certa saturazione, ho passato la mano”. Questa estate, però, “sono venuti a trovarmi un paio di amici per chiedermi se conoscessi un giovane disposto ad assumere questo incarico; uno che avesse abbastanza energie e ho detto ‘sono io’”. Luciano nel mondo dell’hockey ha ricoperto vari incarichi, tra i quali quello di consigliere federale (per due mandati), e “membro dello Youth Commitee nella federazione internazionale e team manager della nazionale italiana”.

Da dicembre Luciano Cecca è tornato a ricoprire il ruolo di presidente del CR Piemonte: “La situazione nella nostra regione è buona del punto di vista dei risultati, siamo ai vertici del movimento; apparentemente è piuttosto buona anche a livello giovanile, in realtà non siamo soddisfatti perché il movimento giovanile soffre. E’ un problema generalizzato: e dell’hockey e di tutti gli sport. Lavorare è sempre più difficile, ma cerchiamo di rinvigorire il movimento, non solo dal punto di vista dei risultati ma anche sotto il profilo del numero degli hockeysti. E’ importante, ora, – dice il presidente Cecca - spingere sulla scuola. Penso ai Giochi Sportivi Studenteschi; purtroppo nell’ultima edizione hanno partecipato solo le province di Asti e Torino, Novara e Cuneo, invece, no. E su questo vogliamo insistere”.

Riguardo ai campionati giovanili “il grosso problema è il costo delle finali. Dovremmo trovare qualche formula affinché le società possano parteciparvi senza dover spendere troppi soldi. Le finali sono dei piacevoli imprevisti, perché non si sa mai se si riesce ad arrivare in finale o meno, ma il conseguimento di questo risultato può costituire un grosso problema a livello di budget”.

Chiudiamo la conversazione con Luciano, ricordando la sua (lunga) vita da hockeysta. Un amore, il suo, nato nel 1957, “quando, al secondo anno di università, un amico, che poi divenne anche segretario della Federazione, Enzo Alfier, decise di fondare la sezione hockey del CUS Torino. Il motivo, semplice, era che a Roma ci sarebbero state le Olimpiadi nel ’60 e secondo Alfier c’erano le possibilità di giocare l’Olimpiade; io a quei tempi, come tutti i buoni giovani italiani, giocavo a calcio. Da allora, però, ho messo da parte il pallone per giocare a hockey e lo faccio ancora oggi, quando di tanto in tanto in tanto prendo in mano il bastone, vado sul campo e mi diverto con i giovani, che danno più soddisfazione dei vecchi” – dice Cecca,  sorridendo – e trasmette il suo entusiasmo lavorando ancora “in un paio di scuole”.