DALILA MIRABELLA, capitano della nazionale femminile under 21 impegnata a Vienna, nel Championship II, dal 14 al 20 luglio.

Dalila sei il capitano: che significato ha per te?
Dopo tanti anni in Nazionale, è un grande onore rappresentare le mie compagne. Il capitano non è diverso dalle altre, ma sta in mezzo alle giocatrici e mette ordine. Carica quando serve ed è una base solida, una trascinatrice. Trascinatrici lo sono anche Giulia (Pacella), Betty (Pacella) che è anche vicecapitano e Giulia (Galligani), che sono le giocatrici con più esperienza.
In fondo una leader lo sei sempre stata…
Io ho sempre cercato di essere così e me lo hanno detto anche le compagne; per questo penso che non sarà molto diverso dal passato. Essere capitano, però, ti avvicina molto all’allenatore, del quale sei il tramite con la squadra, la prima a sapere le cose. Sei l’interprete delle sue indicazioni e questa è una responsabilità, ma bellissima.
Sei già stata capitano in azzurro, che effetto fa sentirsi chiamare così dalle compagne?
Ho fatto il capitano sia nell’under 16 che nell’Under 18 e quando ti chiamano così ti senti la prima di un gruppo; è una cosa che emoziona. Un onore incredibile: senti che hai la fiducia delle persone e ovviamente la devi ricambiare. Non solo in campo, ma anche fuori.
Due qualità dei tuoi capitani, in nazionale e nel club, che  vuoi emulare nel tuo ruolo nell’Under 21?
Di qualità ne hanno molte e sceglierne solo una è difficile, ma ci provo. Chiara Tiddi è una grande giocatrice, il suo margine di errore è bassissimo. In campo è un leader e un modello da seguire; una giocatrice che fa sempre la cosa giusta. Francesca Nicolosi, invece, sa sempre darti lo stimolo giusto. Ha voglia e cuore e ti trasmette una tranquillità e un ordine incredibili.
Tu che sei una colonna della senior, che cosa provi a vestire la maglia della 21?
Vedo sempre una proiezione al futuro quando indosso la maglia dell’Italia; dopo sei anni che sono qui sto assistendo alla maturazione e alla realizzazione dei nostri obiettivi. Questa maglia è il presente e il domani: l’azzurro ti entra dentro, sempre e comunque. Rappresentiamo un Paese ed è un onore non da tutti. Poi qui siamo tutte coetanee ed è un posto speciale.
Con che aspettative l’Italia partecipa a questa Pool? E dove può arrivare?
Per noi l’ammissione alla Pool B è stata una sorpresa, ma nella vita tutto torna; abbiamo una squadra bellissima e con grosse potenzialità: la Pool C non ci apparteneva. Questo è un Europeo alla nostra portata; possiamo arrivare alla promozione e lasciare una bella eredità alle atlete che ci saranno tra due anni, quando in Pool A si assegneranno anche ei posti per il mondiale.
So che avete anche fatto una sorta di raduno straordinario, tutte insieme e a spese vostre..
Sì, dal 2 al 7 luglio siamo state a Cernusco, a casa di Betty e Giulia Pacella e in altre sistemazioni; abbiamo fatto atletica tutte insieme, una cosa incredibile. Eravamo quasi tutte, solo chi aveva esami non è potuta venire; siamo diventate ancora di più amiche e complici e io dico sempre che, quando c’è il gruppo, in campo è come giocare in 12.
A proposito, si dice che il 12esimo sia il tifoso sugli spalti e tu ne hai due, speciali, che ti seguono quasi sempre…
Già, mamma e papà. Così come io voglio cercare di essere una base per le mie compagne, loro lo sono e lo sono sempre stati per me. Quando vengono in trasferta e mi seguono, io li vedo, so che ci sono e mi danno forza: sono, permettimi il gioco di parole, l’unica distrazione per cui vale la pena distrarsi. E ci saranno anche a Vienna.
Che sensazioni ti dà ascoltare l’inno e sapere che rappresenti una nazione sportiva?
Guardavo i mondiali di calcio in tv e c’era il Brasile. Durante l’inno ti trasmettono quello che in quel momento sta sentendo un’intera nazione. Roba da brividi, incredibile. Ma quando indossi la maglia del tuo paese è così per tutti. Io mi emoziono sempre, mi sento un’unica cosa con le mie compagne; chiudo gli occhi e li apro guardando al cielo: ogni volta una emozione nuova, diversa, che si rinnova come fosse la prima volta.
Cosa farai da grande?
Prima arrivo alle Olimpiadi e poi faccio la fisioterapista!
In bocca al lupo!
Crepi il lupo.

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