I tecnici italiani Fernando Ferrara e Gianluca Briotti sono tornati dall’Argentina dove, dal 20 marzo al 3 aprile, hanno svolto lavoro di osservazione e interazione legato al progetto “Italian Blood” (“Sangue Italiano”) viaggiando da Buenos Aires a Cordoba, da Mendoza a Rosario. “E’ andata bene”, dice subito Fernando Ferrara, allenatore della nazionale italiana femminile di hockey su prato. Come da programma ogni tappa del viaggio di Ferrara e Briotti si è svolta in accordo con la confederazione argentina di hockey e grazie al contributo, sul territorio, di referenti argentini del CONI. “Abbiamo visto le finali nazionali maschili e femminili e abbiamo individuato giocatori che abbiamo potuto contattare e sondare grazie alla collaborazione degli allenatori e dei dirigenti”. Il livello trovato da Ferrara è stato “alto nella femminile, cosa abbastanza naturale dato che parliamo della nazione numero due nel ranking mondiale, mentre definirei medio-alto il livello della maschile”. Per ciò che riguarda gli uomini “ciò che è stato fatto è prendere informazioni, che poi andranno a Riccardo Biasetton (l’allenatore della senior): sarà lui, poi, a fare le proprie valutazioni, in base a ciò che ritiene opportuno”. Tra i giocatori ce ne sono alcuni “che Riccardo conosce, essendo di livello internazionale e avendo già giocato nella nazionale argentina”. Per quanto riguarda la femminile, “l’Italia è una squadra già fatta - puntualizza Fernando - ma vogliamo implementare le giocatrici e allargare la lista; non abbiamo la certezza della disponibilità di tutte le ragazze per il residenziale e intendiamo lavorare su una lista più ampia”. A domanda diretta e precisa sulla presenza di giocatrici di sangue italiano di alto livello tra quelle visionate e colloquiate, Ferrara risponde con altrettanta risolutezza: “Ci sono e sono disponibili”. Ed è proprio sulla Femminile che spostiamo l’intero ragionamento: “Nelle città in cui siamo stati c’era grande attesa per questo progetto della Federazione Italiana; abbiamo visto che la gente ci tiene tantissimo. Ai clinic molte atlete si sono auto-proposte, oltre a quelle che ci hanno ovviamente fatto visionare gli allenatori”. A Cordoba “ci sono state atlete (e atleti) che hanno fatto 250 km per farsi vedere. Abbiamo notato davvero un grande interesse”, una (sana) fame sportiva e “disponibilità totale”. Atlete tutte di sangue rigorosamente italiano: “L’italianità è presente in ognuna di queste ragazze, anche se naturalmente in alcune più che in altre”. C’è chi ha radici più fresche (“figlie dirette di italiani o nipoti di italiani che si sono trasferiti qui per lavoro”) chi meno (“chi di italiano ha i bisnonni”, trasferitisi oltreoceano in cerca di fortuna nella prima metà del secolo scorso). Con quelle che saranno eventualmente inserite nel roster si lavorerà sul “senso di appartenenza, una cosa che si alimenta quando si sta in una quadra e si vive in Italia”. Una curiosità (che forse non è solo tale) è che molte delle ragazze e dei ragazzi che si sono presentati non parlano solo spagnolo e inglese, anzi: “A Rosario e Buenos Aires ci sono molte scuole italiane e quasi tutte le ragazze oriunde vanno in queste scuole private, che rilasciano un diploma riconosciuto in Europa” ci dice Ferrara, “quindi i colloqui li abbiamo ovviamente fatti in italiano”. Ora per l’Italdonne ci sono “due concentramenti a giugno e a settembre; poi cercheremo di andare al residenziale. In questi due concentramenti vorrei inserire qualche giocatrice per vederla all’opera già contro Irlanda e Galles e concludere la rosa che inizierà, speriamo, il residenziale” a settembre. Ma il lavoro delle azzurre non è legato solo agli impegni collegiali: “Il lavoro delle ragazze è sempre vivo grazie alla loro disponibilità e alla loro professionalità, visto che seguono i programmi atletici che gli sono stati assegnati. Quello che ci attendiamo”, conclude Fernando, “è il massimo impegno da parte di tutti, per mettere in campo la miglior squadra possibile”. E vincere.  

"La Federazione ha un obiettivo, concreto, ed è quello di provare a raggiungere il traguardo olimpico – dice il presidente FIH, Luca Di Mauro – per questo abbiamo chiesto ai nostri amici e “consanguinei” argentini di darci una mano. Per cultura e tradizione, queste ragazze in Argentina sono abituate ad allenarsi molte volte alla settimana, hanno una grande cultura del lavoro e maturano esperienza sin da giovanissime. E’ proprio con il lavoro quotidiano e la costante trasmissione di questa cultura che possiamo sanare il gap con le altre nazionali e, poi, fare da traino a tutto il movimento", prosegue il Presidente FIH, che puntualizza: "I progressi di una nazionale possono portare solo benefici, in termini di attenzione e attrazione, sotto tutti i punti di vista. E noi lavoriamo per migliorarci, giorno dopo giorno". "Il viaggio in Argentina di Fernando Ferrara e Gianluca Briotti precisa Di Mauro - nasce anche perché le risposte alle richieste di disponibilità non sono state totalmente soddisfacenti. Questo è tuttavia comprensibile e fisiologico, perché la nostra è una disciplina dilettantistica e non conta ancora sull’ausilio delle forze armate, come gli sport individuali; ma se vogliamo fare un salto e conseguire traguardi sempre più importanti - conclude -  dobbiamo lavorare nel quotidiano e questa è una delle strade da percorrere, dando però la massima attenzione e importanza ai giovani talenti della scena italiana, che sono al centro della nostra azione nei CTH, nei Festival del Talento e non solo: strade parallele, destinate indiscutibilmente a incrociarsi”.
Anche il responsabile del Settore, Enzo Corso, è sulla stessa lunghezza d’onda: "Da quando è iniziato il mio incarico abbiamo sempre parlato di lavoro su un doppio binario. Da qui il grande impegno sul Centro del Talento Hockeystico (CTH) e sul Talent Hockey Festival (THF), che vedrà proprio nei prossimi giorni circa 300 persone impegnate (tra atleti/e under 19 ed under 16 e tecnici) tra Padova, Grantorto e Mori. Una operazione estremamente importante, che ci serve per incrementare la cultura del lavoro sul campo e la qualità della base. Da qui l’impegno costante sulle nazionali giovanili che quest’anno vedranno di scena le Under 21 e le Under 16. Per le senior dobbiamo necessariamente” puntualizza Corso, “lavorare su un programma che punti più sull’immediato e sul breve periodo, se vogliamo risalire la china nella maschile e centrare quell’obiettivo che vediamo vicino nella femminile. E’ una strada che hanno percorso con buoni risultati tante altre federazioni di altri sport in Italia e che per noi è facilitata dall’avere un grande bacino di atleti e atlete italiane in una nazione forte, hockeysticamente, come l’Argentina. Con il fondamentale aiuto del CONI, che da sempre ha contatti di cooperazione con questo paese. Cercheremo di incrementarli in maniera sempre più istituzionale per far crescere il nostro movimento con l’aiuto dei nostri 'cugini' più esperti”, conclude il responsabile SSN.

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