Si è svolta venerdì 10 e sabato 11 la riunione plenaria organizzata dal Settore Squadre Nazionali in vista dei Centri del Talento Hockeystico (CTH) del 2014. Un appuntamento che, come nelle previsioni degli organizzatori, si è rivelato di grande importanza strategica in vista della programmazione (già codificata) dei Centri del Talento Hockeystico, che nel corso della prima metà del 2014 rivestiranno anche il fondamentale ruolo di esplorazione e reclutamento (scouting & recruiting) per la selezione delle rose che parteciperanno agli Europei del prossimo luglio, in particolar modo l’Under 16 maschile - che sarà impegnata a Vienna contro Russia, Bielorussia, Polonia, Repubblica Ceca, Croazia, Ucraina e Austria - e l’Under 16 femminile - contro le stesse squadre della maschile con il solo avvicendamento della Lituania con la Croazia - che giocherà ‘in casa’ a Bologna. In entrambi i casi si tratta di Championship, ovvero della Pool A dell’hockey europeo.

Si è lavorato procedendo per sessioni comuni e di gruppo. A inizio e conclusione della ‘due giorni’, manager di progetto territoriali, tecnici federali territoriali e preparatori fisici hanno operato in comunione, dando vita proprio alle cosiddette ‘riunioni plenarie’. Si è poi svolto prevalentemente lavoro di gruppo: manager, tecnici e preparatori, con queste ultime due categorie professionali spesso insieme, per riunioni (in aula) e workshops (sul campo da gioco) specifici.

Ad aprire i lavori, venerdì mattina presso l’aula n° 1 del CPO Acqua Acetosa, è stato il presidente FIH
Luca Di Mauro: “La nuova impostazione che la presidenza e il consiglio hanno dato è quella di coinvolgere il maggior numero di persone. Persone capaci. Questa linea sta producendo una partecipazione sentita da parte di coloro i quali operano fattivamente nel nostro movimento. E’ per questa ragione che abbiamo chiesto la collaborazione di chi ha le qualità per far migliorare e crescere il sistema, badando esclusivamente alle capacità di queste persone, manager, tecnici e preparatori: professionalità indiscutibili e appassionate, che amano l’hockey. Siamo convinti - chiosa il presidente federale - che questo lavoro porterà dei buoni frutti a medio termine”. 

Il responsabile del settore squadre nazionali FIH, Enzo Corso, tira le somme: “Sono molto contento di come è andata la due giorni, perché ci eravamo posti l’obiettivo di fare un team building di tutto il settore. Questo team ha portato quello che ci aspettavamo: le persone si sono conosciute e hanno potuto lavorare insieme”, capendo anche l’importanza e la portata de progetto che li vede coinvolti in prima persona. Certamente come attori protagonisti. “E’ importante che si siano affrontati temi diversi - prosegue Corso - i manager delle aree hanno lavorato soprattutto con Bruno Ruscello, oltre che con me, in relazione alla parte tecnica e logistica sui territori”. Tutto lo staff tecnico, coordinato da Fernando Ferrara, “ha lavorato con i tecnici sul discorso di ciò che ci aspettiamo e in merito a dove vogliamo arrivare”. Per Corso, l’appuntamento dello scorso fine settimana costituisce “una crescita del progetto CTH. Per questo siamo soddisfatti di come abbiamo lavorato”. Per problemi familiari sono mancati solo tre componenti della categoria tecnica territoriale; gli altri esponenti (di tutte le categorie) erano partecipi in ogni rappresentante: “Siamo partiti con il piede giusto. L’esperienza delle aree tecniche interregionali mi pare un’idea molto buona su cui proseguire un lavoro che a breve possa dare i giusti frutti”. Per frutti si intende “la fidelizzazione degli atleti, anche di quelle fasce d’età che risultano essere tra le più portate all’abbandono”. Come disciplina, a livello nazionale, “non abbiamo grandissimi  numeri e quindi credo sia un bene farli lavorare sul miglioramento della tecnica, sulla qualità. L’eccellenza si ottiene proprio operando in questo solco, che è quello in parte tracciato anche da altre discipline e che può far arrivare a vette tecniche importanti”. Migliorando “la base, ma anche la nostra base tecnica nelle varie aree”.


Grande soddisfazione per
Bruno Ruscello, che ha lavorato molto con i manager territoriali: “La costruzione a tavolino del progetto CTH si è concretizzata in questa riunione, che è stata un momento importante e per taluni versi storico di un intero ambiente. In questi anni ho visto molti cicli aprirsi e concludersi e si tratta di momenti topici, perché tutto ciò coincide con una comunicazione di entusiasmo che, come mi aspettavo, c’è stata. Mettere su una rete, una squadra - prosegue Ruscello - è un aspetto fondamentale per un tema delicato coma la cura del talento”. Il progetto, dal punto di vista del network, era stato messo in piedi già in passato, ma all’Acqua Acetosa c’è stato l’importante aspetto della “comunicazione umana, dell’empatia tra gruppi. La costituzione del gruppo umano è interazione reale. La vera start-up la hai solo quando, guardandoci negli occhi, la gente ti dice ‘ci sto’. La mia sensazione è che dal punto di visata umano tale progetto ci sia stato”.

Oltre all’entusiasmo ambientale e alla voglia di crescere ci si è messi alla prova su un tema che da sempre è alla base dello sport: la cura del talento. “Ho sottolineato in tutti i miei interventi – prosegue Ruscello – che non dobbiamo mai parlare di selezione del talento ma di cura e guida del talento. Il talento non è una foto ma un film. Noi dobbiamo costruire un film e seguirlo nei prossimi anni”.

Bruno ha lanciato anche uno slogan: “
I giochi non sono fatti”. “La “Deliberate practice theory” è la teoria delle 10mila ore e dei 10 anni. Ed è una teoria che ci rivela come gli atleti olimpici presentino caratteristiche comuni nei dieci anni precedenti il loro apice sportivo e questo è dovuto alla costanza nel lavoro che li ha portati all’eccellenza. Per questo motivo “i giochi non sono fatti”. L’impegno è quello di “trasferire questo concetto, ovvero che ‘madre natura’ può metterci qualcosa, ma non ci mette tutto e noi dobbiamo aiutarla. Tutto questo va fatto secondo un approccio di sviluppo e cura verso il vero attore dello sport: l’atleta. Al nostro garantiamo finestre di osservazione lunghe e durature nel tempo, perché non sarà un raduno a giudicare, ma tanti raduni”. I tecnici, poi, “andranno anche agli allenamenti delle società e avranno contatti con i tecnici stessi. Mi piace la filosofia che c’è alla base; una filosofia rispettosa, che mette al centro del sistema l’atleta e le sue esigenze (famiglia, società e club)”. L’atleta è “un essere umano che si mette in gioco. Lo aiuteremo a raggiungere il massimo, ma considerandolo per nome e cognome, mai come un numero da selezionare: la selezione è la negatività dello sport. E non solo”.

Questo conferma la volontà delle federazione di essere “contro il concetto di intervento spot, perché i grandi atleti si allenano 365 giorni l’anno”. Per un progetto ambizioso, come questo, giova constatare come i tecnici stiano “lavorando con grande armonia e questa è una bella pagina perché provano a raggiungere una visione di sistema”. Perché “mettersi insieme significa condividere strade, risorse ed emozioni”.
 

Il coordinatore della parte tecnica Fernando Ferrara non nasconde il proprio entusiasmo: “E’ stato un bellissimo incontro e questa è la strada da seguire, per dare all’hockey italiano la svolta che serve. Adesso sta a noi, a parte tutte le cose positive che abbiamo riscontrato in questi giorni, prendere le decisioni adeguate. Perché dobbiamo imboccare la strada giusta… per non perderci per strada!”, dice Fernando con un gioco di parole. A Roma “ho visto molto entusiasmo negli allenatori, nei manager, nei preparatori. In persone che sono parte fondamentale del nostro movimento”. Ferrara è “molto contento di far parte di un progetto così importante; penso possa essere una cosa storica. Dobbiamo però dare continuità, per arrivare, attraverso questa organizzazione, a creare interesse nelle società e alzare il livello in tutta Italia”. 






(foto di gruppo degli allenatori. FIH)

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