A Nanchino, una delle più importanti città della Cina, si avviano alla conclusione i Giochi Olimpici estivi giovanili, naturale seguito della prima edizione che, quattro anni fa, si disputò a Singapore. A Nanchino - che nel 2009 per volontà del CIO fu scelta nel ballottaggio con la polacca Poznam - tra le trenta discipline praticate è stato ammesso anche l’hockey prato, qui presente nella sua innovativa versione a cinque, tanto caldeggiata negli ultimi tempi dalla Federazione Internazionale, come confermato anche per bocca del presidente Leandro Negre in occasione della sua ultima visita a Roma non più di un paio di mesi fa. Uno sport che non è peregrino definire diverso dall’hockey tradizionale, ma che viene ritenuto di strategica importanza nella promozione della pratica con bastone e pallina, soprattutto per consentire una penetrazione più efficace in taluni paesi in via di sviluppo, nonché in quelli occidentali dove l’hockey prato è presente ma stenta a decollare come altri sport di squadra. Indubbiamente la disciplina non difetta di spettacolarità e ha anche una (probabilmente) migliore attrattiva televisiva in ragione delle minori dimensioni del campo che consentono una più facile ripresa della pallina da parte degli operatori. A Nanchino sono arrivati centottanta hockeysti, in rappresentanza di venti squadre equamente divise tra maschi e femmine; ogni squadra era composta da un roster di nove atleti: esattamente la metà di quelli di Singapore 2010, dove si è giocato con la tradizionale formula dell’hockey a 11, poi rimossa dal programma e sostituita dalla ‘5s’ (‘a cinque’). La Cina – che già quattro anni fa aveva primeggiato, per distacco, nel medagliere – si è rivelata nazione principe in fatto di medaglie d’oro. Anche nell’hockey su prato, sport che da queste parti è stato ‘introdotto’ solo nella seconda metà degli anni Settanta in virtù di ragioni propagandistiche  - qui come altrove, del resto il Novecento è zeppo di questi esempi - e che ha visto la creazione della prima formazione femminile solo negli Anni Ottanta. Proprio con la femminile la Cina ha centrato l’oro battendo, in finale, agli shot out, nientemeno che l’Olanda, dopo che i regolamentari si erano conclusi sul 5-5 (interessante la rimonta con sorpasso delle Orange dallo 0-4 al 5-4, poi impattata dal gol di una delle tre Zhang del roster asiatico, Xindan); bronzo all’Argentina (5-2 contro il Giappone grazie a un’accelerazione nel secondo dei tre tempi previsti nel ‘5s’). Si sono resi necessari gli shoot out anche nella finale maschile tra la sorprendente Canada e l’Australia, che si è conclusa con il (poco sorprendente) successo degli ‘aussies’ dopo che i tre tempi si erano chiusi sul 3-3 (fantastica rimonta nordamericana nei minuti finali); in verità la partita è stata a dir poco equilibrata e va detto che questa ‘nuova disciplina’ (campo grande la metà e sponde morbide ai lati, solo per citarne un paio) predilige la tecnica alla potenza e questo, per DNA, favorisce i maestri indiani e pakistani, oriundi dei quali è risultata a dir poco infarcita la nazionale canadese. Bronzo per la Spagna (7-4) nella finale 3°-4° con il Sudafrica.

L’appuntamento ora è a Buenos Aires 2018: si giocheranno infatti in Argentina le terze Olimpiadi giovanili; battute le candidature di Medellin (Colombia) e Glasgow (Scozia). 



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