Nella Premier League inglese di hockey su prato conclusasi la scorsa  domenica (15 aprile) c’è un atleta italiano, italianissimo - Luca Ferrini classe 1990, nelle foto - che ha festeggiato con la sua squadra, il Reading Hockey Club, il titolo di campione d’Inghilterra battendo, nella finale Play Off, l’East Grinstead.

Luca non è l’unico italiano a giocare in uno dei principali campionati di hockey su Prato d’Europa. Con lui ci sono Luca Lixi (che gioca nel Nottingham), Enrico Francesconi (Teddington) e il tandem di azzurri che quest’anno ha centrato la salvezza in Premier con il Southgate: William Cottam e Giulio Ferrini, fratello di Luca.
Naturalmente Reading e Southgate si sono affrontate in campionato, ma “purtroppo il giorno della partita mio fratello non ha potuto essere presente a causa di un problema fisico e quindi non ho potuto giocare contro di lui” dice Luca, che aggiunge “per l’occasione era venuto in Inghilterra anche nostro padre” Andrea, per assistere alle prodezze (Oltremanica) dei propri figli atleti. Peccato non li abbia visti giocare insieme, ma di certo non sarà stato meno orgoglioso di loro: giganti, tra i maestri inglesi.

Luca Ferrini ha trascorso l’anno accademico in Inghilterra per continuare i suoi studi di Economia Politica presso l’università di Reading (nel Berkshire) e ha colto l’occasione per giocare nell’omonimo club. Poteva essere un comprimario, uno dei tanti, ma Luca, di quella squadra, è stato pedina centrale: ha sempre fatto parte dei sedici a disposizione del tecnico ed è sceso in campo in 15 partite su 18. Luca ha iniziato a giocare con la squadra della propria città, il CUS Pisa, con la quale ha centrato 6 titoli giovanili di hockey tra indoor e prato; a questi, ne ha aggiunto uno nell’anno trascorso a Cagliari, con l’Amsicora.
Proseguirà gli studi in Inghilterra, probabilmente proprio nei pressi di Reading, dove il College è indubbiamente buono “e la squadra, l’anno prossimo, parteciperà all’EuroHockey League”, un sogno che quest’anno Luca non ha potuto vivere a causa di un banale disguido burocratico che lo ha tenuto fuori dalla lista ufficiale fornita dal Club, all’EHF.

Luca è entusiasta della sua esperienza in Inghilterra: “Qui ci sono tanti club attivi nell’hockey; in ogni città ci sono almeno tre o quattro squadre e, rispetto all’Italia, le persone che conoscono e praticano il nostro sport sono molte di più proprio perché è una disciplina popolare” radicata nella cultura anglosassone. In particolare Luca è rimasto colpito “da come i giovani dai 16 ai 20 anni sono seguiti nel loro cammino sportivo. I ragazzi si allenano molto e dedicano tanto tempo all’aspetto tattico” ma non è solo una questione di tattica: “Io, ad esempio, ho avuto la possibilità di cimentarmi con campioni straordinari e, più della tattica, a mio avviso aiuta nella crescita personale proprio la possibilità di potersi cimentare con dei fuoriclasse, che viene voglia di emulare giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento”.
Un consiglio, questo, che Ferrini si sente di dare a tutti quei giovani che intendono migliorarsi, sportivamente e non solo: “Trovo che sarebbe utile, per un ragazzo, avere la possibilità di trascorrere uno o due anni all’estero”, per imparare una (nuova) lingua, laddove non migliorarla, studiare, “e per avere la chance di giocare in Club strutturati, come quelli olandesi e tedeschi, dove un ragazzo può confrontarsi con fuoriclasse della nostra disciplina, imparare molto e riportare, una volta tornato in Italia, tutto quanto appreso in quell’esperienza”. Un’esperienza utile anche in ottica Nazionale Italiana, della quale Luca ha vestito la maglia “in occasione dell’Europeo del 2009 e delle qualificazioni ai Mondiali”.

Ai Giochi Olimpici di Londra mancano 99 giorni da oggi (mercoledì 18 aprile) ma Luca in estate non sarà in Inghilterra: “I Giochi li guarderò dall’Italia, come spettatore – dice Luca – e visto che ci sono 6 miei compagni di squadra nella rosa della Nazionale Britannica (Catlin, Mackay, Clarke, i fratelli Mantell e il portiere Brothers), ovviamente farò il tifo per loro”.




di Piermatteo Pugnali

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