A seguire l'articolo integrale pubblicato su www.sslazio.org, il sito della "Polisportiva più grande e più antica d'Europa", come scritto nella home page.
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Claudio, ma è vero che a Padova, la scorsa settimana, avresti segnato pure bendato? “Nelle finali valide per l’assegnazione dello scudetto dell’Under 14 ho realizzato complessivamente 16 reti, di cui 6 solo nella finale contro il Savona”. E’ sembrato un segno del destino: sotto di tre reti alla fine del primo tempo, con i liguri padroni del campo. Poi cosa è accaduto? “Che abbiamo iniziato a segnare con regolarità, a difenderci meglio, a coprire tutte le zone del campo, evitando di restare scoperti, Alla partenza non credevo che saremmo potuti tornare con lo scudetto in tasca. Ecco perchè l’emozione – e un po’ anche la sorpresa – sono state sensazioni bellissime”.
La storia di Claudio Brocco, il ragazzo che, segnando a mitraglia, ha di fatto orientato lo scudetto Under 14 dell’hockey, è una di quelle tipiche del mondo-Lazio. Ammantata di passione, romanticismo. Claudio, infatti, è figlio di Roberto Brocco, uno dei segreti delle formazioni minori biancocelesti dell’hockey, nipote di Gianfranco Brocco, colui al quale si deve, il 28 settembre 1979, un momento storico e fondamentale della sezione: il gruppo sportivo dei Vigili Urbani, infatti, mollò l’hockey, abbandonando l’attività. La squadra così venne inglobata da Gianfranco Brocco nella H.C. Lazio e, successivamente, nel consesso della Polisportiva, complici pure gli auspici di Francesco Rossi, l’attuale Presidente, e Domenico Mari.
Un cambio epocale, appassionato. Che, domenica scorsa, per quegli strani incroci col destino, è apparso ancora più coinvolgente. La Lazio Under 14, in finale, ha segnato sette reti: sei siglate da Claudio, l’altra messa a segno da Giulio, suo fratello. Ed eccoli, i piccoli Brocco, ritratti nella foto (Claudio è il ragazzo a sinistra): con la medaglia d’oro, indosso la maglia con il logo di una delle sezioni più belle della Polisportiva. Notate la sobrietà pur pochi attimi dopo un successo storico: dna da predestinati e da Laziali.
Sedici gol complessivi messi a segno nella rassegna che ha assegnato il titolo: una sorta di macchina da guerra. “Ma il gol più importante – svela Claudio – è stato sicuramente l’ultimo perché, ad un minuto dalla fine, ci ha dato la certezza di aver vinto. Savona è stata avversaria forte: ecco perché la vittoria assume una valenza importante”
Claudio, ma questa piccola “cantera” biancoceleste come si evolverà adesso, con uno scudetto sulle maglie? “Con l’entusiasmo e la passione di sempre. Parlando anche a nome di mio fratello Giulio, a casa abbiamo sempre mangiato pane ed hockey. Impossibile farne a meno, stante i trascorsi di mio nonno, di mio padre Roberto e di mio zio Paolo. Ecco perché, in queste ore, viviamo una festa doppia”.
Un gruppo vero, coinvolto e coinvolgente, se è vero che a Padova, domenica scorsa, si sono dati appuntamento anche i ragazzi e le ragazze dell’Under 17 che, fino a qualche mese fa, avevano stretto i denti, in allenamento ed in partita, con i protagonisti di questo scudetto. E che dire dell’accoglienza sul binario della Stazione Termini ai ragazzi tricolori, aspettando il treno della vittoria? C’erano tutti, dirigenti, genitori, fratelli e sorelle dei protagonisti. Una macchia biancoceleste, unica ed appassionata. Sintomo che, alla base, c’è un gruppo che crede in ciò che pratica. Fondamenta sane, progetti ambiziosi: perché, oltre a Roberto Brocco, c’è Derek Papas, il coach americano venuto dalla California per insegnare hockey ai ragazzi biancocelesti, dopo averlo fatto con successo anche negli Usa ed in Australia ma pure in Paesi europei all’avanguardia nella disciplina, come l’Olanda e la Spagna. E poi Francesca Landi, uno dei tecnici più preparati. Oltre a Sandro Rocchetti e Giancarlo Volponi, dirigenti che sanno smussare qualsiasi problema.
“Derek Papas – racconta Claudio Brocco, il ragazzo della Provvidenza – ci sta dando la giusta mentalità. Ed anche tecnicamente, grazie ai suoi consigli, stiamo crescendo tutti. Il rapporto con mio fratello, Giulio? Bello. E poi lui in campo sa sempre fare la cosa giusta. Come sogno la cantera della Lazio? Come un laboratorio che sforna ogni anno tanti bei prospetti. Noi in prima squadra l’anno prossimo? Abbiamo quattordici anni, giusto restare ancora con i ragazzi della nostra età”.
Claudio Brocco, ovvero la Lazio del futuro. Con ragazzi con la testa sulle spalle come lui, l’hockey biancoceleste che verrà pare pronto a schivare qualsiasi insidia.

(di Giorgio Bicocchi. Da www.sslazio.org)