Nei restanti due giorni di pausa gli azzurri hanno svolto la regolare seduta di allenamento e lavorato molto in sala video per correggere gli errori. Nel Villaggio si inizia a respirare un’aria nuova, la sera i medagliati iniziano a organizzare piccoli party e tutto si fa gioioso. Non è facile mantenere la concentrazione in un clima del genere e purtroppo nell'ultima gara contro il Giappone ai nostri manca proprio quella “fame” che c’era stata nella gare precedenti. I nipponici non sono più forti di noi, ma sono abili e cinici a sfruttare le nostre sbavature. In campo non c'è quella grinta che negli altri incontri ha caratterizzato la nostra squadra; la testa è già a casa, per fortuna non lo sono le gambe che a molti degli universitari serviranno a Lucerna per continuare il cammino fino all'Europeo. Usciamo sconfitti ma tra gli applausi del pubblico ed i complimenti sinceri di tutti gli addetti a lavori. Arriviamo ottavi dietro di noi Polonia ed Ucraina, davanti Sudafrica (che non ci ha battuto) Malesia, Germania, Francia e Russia, tutte nazioni molto più esperte e "collaudate" di noi. Torniamo in Italia a testa alta, consci dei nostri limiti ma fieri di averci sempre creduto.  L'ultima notte il Villaggio è un vero e proprio mercato, in piazza gli atleti espongono i propri indumenti e li barattano con gli altri. È una cosa indescrivibile, un "mercato mondiale" che non conosce la crisi e che infonde tanta fiducia e gioia. Le 2:00 del mattino arrivano in fretta e il nostro pullman ci aspetta per portarci all'aeroporto. Per noi l'Universiade è finita. Nell'allontanarci dal Villaggio un senso di malinconia è ben visibile in tutti i ragazzi che nei loro cuori si chiedono quando e se mai potranno partecipare di nuovo ad un evento del genere. La fantasia viaggia e il pensiero diventa uno solo: Gwangju (Korea) 2015.

W. G.