Cosa si prova a sfilare davanti ad uno stadio colmo di persone sapendo di essere ripreso e visto in Tv o in streaming internet da una buona parte del Pianeta?

Me lo sono sempre chiesto guardando le varie cerimonie di apertura delle Olimpiadi e ieri notte ho avuto la fortuna di viverne una per molti versi simile; e ho capito. Non è facile tradurre in parole quelle sensazioni, ma proverò comunque a descriverle.

Partiamo alle 19.20 dal Villaggio e, in rigorosa fila in ordine alfabetico per Nazione, raggiungiamo i pullman che ci portano alla Kazan Arena. I 15 minuti di viaggio trascorrono normalmente anche se, guardando fuori dal finestrino ti sembra di essere in una città deserta. In strada solo bus bianchi nuovissimi che viaggiano pieni verso lo stadio e tornano, vuoti, a ricaricare atleti al Villaggio. Il traffico cittadino è bloccato totalmente ma non si vedono neppure pedoni. La situazione si fa surreale quando arriviamo davanti alla magnifica Arena. Un fiume di persone in fila ai cancelli in attesa di passare gli scrupolosissimi controlli di sicurezza, i pullman bianchi sembrano barconi nel mezzo. L'adrenalina inizia a salire e in pochi secondi percepiamo la maestosità dell'evento a cui stiamo partecipando. 

Scendiamo dal pullman e veniamo incolonnati in un’area riservata alle sole delegazioni. Sono solo le 20.00 e la nostra entrata è prevista per le 23.00, tre ore di attesa in un parcheggio snerverebbero chiunque ma non questa volta, non in questa occasione. In "pochi" metri (in proporzione al numero di persone) è radunato "tutto il mondo" e noi siamo lì a rappresentare la nostra Nazione: siamo una sorta di ambasciatori. Si sentono ed intonano canti, si balla, ci si sorride e si scattano una marea di foto. L'eccitazione sale alle stelle ed il tempo vola. Arrivano le 23.10 siamo un po' in ritardo ma è normale in ogni cerimonia che si rispetti. Arriviamo all'entrata e iniziamo ad intravedere le tribune gremite e le coreografie interne, le gambe tremano il cuore inizia a battere fortissimo e gli occhi di tutti brillano. In testa ti passano mille pensieri. Tutta quella gente è lì non per vederti giocare o ballare, non per sentirti parlare, cantare ma semplicemente per renderti omaggio e darti il “Benvenuto” nella loro città, nel loro Paese. Mancano pochi secondi e la comitiva inizia ad urlare a squarciagola "ITALIA-ITALIA-ITALIA", quel muro umano di persone fa quasi paura e sembriamo dei gladiatori  che si caricano per entrare nell'arena. Non appena messo il piede in pista le nostre urla si placano e gli applausi del pubblico ci zittiscono. I primi 30 metri sono i più lunghi, siamo storditi, fotografiamo e filmiamo qualsiasi cosa. È incredibile, non siamo noi lo spettacolo: sono loro!

A metà percorso realizziamo dove siamo e prendiamo confidenza, salutiamo, balliamo, saltiamo, cantiamo ed incitiamo il pubblico ad applaudire e a urlare. Siamo gli animatori di uno show mondiale. Anche se il tutto dura una manciata di secondi, quegli attimi rimarranno indelebili nei cuori di ognuno di noi. WE ARE THE WORLD!

 

W. G.

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