Una sconfitta (6-1) contro l’Austria n° 23 del ranking mondiale e una vittoria (5-2) contro il Portogallo padrone di casa e n° 44 della classifica per nazioni: con questo bottino l’Italia ha chiuso al secondo posto il Round 1 della World League di Lousada, competizione che due anni prima (sempre su questo impianto) aveva visto i nostri chiudere con un quarto posto su cinque partecipanti e, non in ultimo, con una sconfitta (4-2) contro i lusitani, ieri invece surclassati da Daniele Malta e compagni. Se nella sfida contro gli austriaci di Tomasz Laskovski la differenza l’ha fatta (anche) un fuoriclasse come il gigante Michael Körper, nella convincente vittoria azzurra contro il Portogallo è stato il gruppo, per intero, a centrare l’obiettivo. Un gruppo che Riccardo Biasetton ha fatto ruotare senza soluzione di continuità: sia in gara 1 che in gara 2, il tecnico è ricorso a tutti i giocatori di movimento della propria rosa e nelle due partite ha avvicendato pure i portieri, scegliendo Enrico Francesconi per la partita contro l’Austria e Francesco Padovani per quella contro il Portogallo. Insomma nessuno è rimasto a guardare, anzi. Il concetto di ‘squadra Italia’ è testimoniato anche dai marcatori a referto a Lousada: i sei gol segnati dagli azzurri hanno visto le firme di un terzo dei giocatori convocati dal mister azzurro. Una Italia che ha saputo cambiare musica (e per certi versi passare dal lato A al lato B), perché “
contro l’Austria non abbiamo giocato di squadra e abbiamo meritato di perdere”, dice il team manager Bruno Ruscello, “però a fine partita non c’è stato nessuno scarico di responsabilità, ma solo il pensiero alla gara successiva, nella quale tutti non vedevano l’ora di giocare” e dimostrare di essere fatti di un’altra pasta. Così è stato. Del resto Austria e Portogallo nello scontro diretto del giorno d’apertura avevano trovato un pareggio (1-1), che in qualche modo sta a significare che la formazione di Mario Almeida non era così debole come il 5-2 pro Italia può far pensare, e che quella di Laskovski non era imbattibile come la larga vittoria contro di noi può, per altri versi, far credere. A Lousada il torneo era equilibrato. Per prepararsi al Round 1 l’Italia ha fatto “due blocchi di 5 giorni di preparazione e ha portato, qui, un po’ dell’esperienza dell’Under 21, con quattro ragazzi che sono tornati a Lousada, dopo il Championship II di luglio”, prosegue Ruscello. Dieci giorni di lavoro full immersion, per i quali “voglio ringraziare chi si è speso per consentirci di arrivare in condizioni ottimali a questo appuntamento e tutto lo staff, tecnico e medico-sanitario, che ha fatto un lavoro grandissimo. Abbiamo un grande allenatore preparatissimo, che sa ottenere la massima concentrazione dai suoi ragazzi, pur conoscendo  l’arte della sdrammatizzazione e due eccellenti assistenti tecnici che conoscono l’hockey come le loro tasche” chiude il team manager azzurro, che passa (idealmente) bastone, pallina e parola a Riccardo Biasetton: “Personalmente sono soddisfatto a metà”, dice il mister azzurro, “perché con l’Austria dovevamo e potevamo fare di più. Il risultato dice che non c’è stata storia, invece abbiamo tirato otto corti contro due loro; l’Austria ha capitalizzato ogni occasione che gli abbiamo lasciato mentre noi abbiamo sbagliato tanto, troppo” dice l’allenatore della nazionale italiana, che prosegue: “Tutto ciò poteva essere un brutto segnale, invece con il Portogallo siamo riusciti a giocare tranquilli, mantenendo un ritmo e un’intensità alte e facendo ciò che avevamo provato a Praga e ad Amburgo”. A Lousada hanno giocato (sempre) tutti i giocatori di movimento convocati: non è da tutti, ma “questa è una mia filosofia; io penso di portare sempre i 18 migliori e costoro devono dare il proprio contributo. Tutti meritano quel posto.
Questo secondo posto ha tanti significati: “
Nei raduni di febbraio ho preso a prestito una frase di Rudi Garcia (allenatore di calcio della AS Roma) dicendo che il nostro obiettivo era, è e sarà quello di “rimettere la chiesa al centro del villaggio”. Noi come nazionale conosciamo i nostri limiti, ma non siamo una squadra che può uscire dal Round 1, né che deve giocare l’Europeo in Pool C”, dice Riccardo. “Quest’anno abbiamo riportato dei valori e costruito una squadra che è arrivata quarta in Pool A con l’Under 16, quarta in Pool B con la U21 e che ha centrato la promozione al Round 2 con la Senior”.  Non c’è tempo però per parlare del passato, ma occorre già guardare al futuro: “Se avremo la possibilità di preparare bene la Pool C e il Round 2 potremo crescere ancora” anche perché la squadra di Lousada, tolti un paio di elementi, “è molto giovane. E una squadra giovane che compete in una partita decisiva, come quella con il Portogallo, può solo sperare di ambire a risultati più importanti”. Una squadra, però, che “non è composta da soli 18 giocatori, perché chi non è stato convocato avrà senza dubbio altre possibilità e si giocherà le sue chance di esserci al Round 2. Avremo sempre gente motivata e presente in tutti gli aspetti, perché possono entrare in questa nazionale. La nazionale italiana è nostra: tutti hanno il diritto/dovere di provarci”, chiosa l’allenatore dell’Italia.

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