Una settimana fa gli azzurri della nazionale maschile di hockey su prato tornavano a Roma, dopo il sesto posto ottenuto nel Round 3 della World League di San Diego. Un risultato per molti versi eccezionale, in special modo perché maturato con due vittorie e un pareggio (nei regolamentari) nelle sei partite disputate dall’Italhockey, che ha affrontato tutte le squadre partecipanti a eccezione di Stati Uniti e Russia. Gli azzurri hanno perso tre gare ma – non è proprio un caso - giusto con le prime tre classificate. Il roster di Riccardo Biasetton, pur presentandosi come ultima forza del quarto di finale di World League e con una preparazione inferiore a quella sostenuta dalla gran parte delle partecipanti, ha giocato con piglio da grande, mettendosi alle spalle due formazioni di ranking migliore e cedendo solo agli shoot-out con il Cile (già battuto nella fase a gironi), nella finalina per il quinto posto, che ha probabilmente offerto la prestazione più brillante degli azzurri in tutto il torneo.

A bocce ferme ne parliamo con l’allenatore Riccardo Biasetton, grande artefice del risultato degli azzurri, che ha guidato al sesto poso finale insieme allo staff tecnico composto dai due assistenti Gianluca Cirilli e Patricio Mongiano, al team manager e direttore tecnico delle maschili Bruno Ruscello e allo staff medico, preziosa e indispensabile componente di un gruppo unito, coeso e professionale.
Le considerazioni che Biasetton fa a fine competizione sono di “un torneo dove siamo andati oltre ogni possibile previsione; la cosa che però più mi soddisfa è l’aver conseguito gli obiettivi che ci eravamo prefissati prima della partenza”. Riccardo allude al “ridare credibilità internazionale a questa squadra, rimanere in partita con chiunque e fare almeno un risultato”, qui gli azzurri hanno ‘esagerato, cogliendo due vittorie e un pari: “Abbiamo ricevuto molti attestati di stima e ci è stato riconosciuto il cambiamento che stiamo portando avanti”. L’Irlanda, a esempio, “ci ha fatto personalmente i complimenti e ci ha confermato l’interesse a venire in Italia a giocare qualche partita”. A visionare le gare, in viste dei prossimi panamericani, c’era pure Carlos Retegui, allenatore della nazionale argentina: “Anche Carlos ci ha fatto i complimenti per il gioco mostrato e il livello raggiunto e ci ha chiesto se fossimo interessati a giocare con loro qualche partita, in Italia, a ottobre, quando saranno in Europa per un tour”. Questo significa credibilità internazionale; alimentata dalla tempra dei ‘Blue Gladiators’ che a San Diego, per tutto il torneo (inclusa la gara con il Canada finita 4-0 ma con due gol incassati negli ultimi 4’) sono “arrivati all’ultimo quarto con ancora la possibilità di cambiare il risultato finale”. Viene da chiedersi dove possa arrivare questo gruppo: “Questo torneo ci ha dato maggiori conferme che la strada che stiamo percorrendo è quella giusta – inizia Biasetton – e mi riferisco alla scelta dei giocatori, che prima di essere tali sono uomini, e al tipo di gioco che stiamo cercando di fare”. Per migliorare è però necessario “lavorare: per non perdere tutto quello di buono acquisito e rischiare di dover ricominciare da capo. Quello che stiamo già facendo, ma che dobbiamo implementare – prosegue Riccardo – è il lavoro individuale di ogni giocatore; a questi livelli, mediamente, ogni nostro giocatore per competere dal lato fisico deve aumentare di almeno 5 kg la massa muscolare. Purtroppo nel nostro ambiente la palestra non è ancora vista come uno strumento” fondamentale, “ma in realtà nel lavoro che proponiamo, il nostro staff punta ad aumentare la forza esplosiva e di conseguenza la velocità”. C’è poi un lavoro tecnico individuale “che gli atleti dovranno fare a casa, anche se la situazione ottimale richiederebbe almeno un controllo e una verifica mensili”. Quello che conforta (anche) è l’integrazione di giovani in questo gruppo: “Ormai giocano come titolari quattro under 21 (Chiesa, De Vivo, Keenan e Padovani) e in California mancava Giaime Carta, assente per problemi universitari, ma che rientrerà in gruppo dal prossimo raduno, insieme a tutti gli altri U21 che teniamo sempre sotto controllo”. Chiaro è che per crescere “abbiamo bisogno di giocare”. Nella World League conclusa da poco più di una settimana eravamo “la squadra con meno esperienza e se vogliamo crescere dobbiamo pensare di fare almeno 10 partite internazionali all’anno”, dice Biasetton. A San Diego c’è stata la soddisfazione, di tutto il gruppo, per il premio individuale assegnato a Francesco Padovani: “Un premio importante per noi; un riconoscimento al ragazzo e una conferma che le scelte operate sono giuste”. Biasetton conosce molto bene il ragazzo per averlo avuto ai tempi della sua esperienza di allenatore alla Paolo Bonomi: “Era incerto, perché aveva altre offerte, poi si è deciso” a venire nella lomellina; – ricorda Riccardo – “fin da subito l’ho messo come titolare, nonostante la giovane età” (aveva solo 17 anni), “perché è un ragazzo molto serio, che si allena bene e non si mota la testa: se non smette di aver voglia di imparare può ancora crescere molto”. Adesso la testa degli azzurri è tutta all’Europeo Pool C di questa estate e “tutto dipenderà da quanto potremo lavorare sul campo”. Per ora Riccardo seguirà “il campionato di A1 e A2 per tenere sotto controllo gli atleti in Italia. Ho anche intenzione di andare almeno una volta in Belgio e Olanda, dove abbiamo un po’ di atleti, per vedere qualche partita di campionato e abbinare qualche allenamento”. Lavorare (e bene) è importante per tanti motivi, come sottolinea il mister azzurro, in special modo alla luce “dell’Europeo che andremo a fare. A Lisbona” sarà dura; infatti “rispetto ad altri anni il Championship III è più impegnativo perché ci sono quattro squadre, Bielorussia, Galles, Italia e Portogallo, che possono salire e quindi bisogna prepararsi bene, perché arriveremo da favoriti e dovremo migliorare molto il gioco”. In special modo dal punto di vista della “fase realizzatrice, che in questo momento è il nostro punto debole”. 


L'allenatore della nazionale italiana maschile, Riccardo Biasetton, in una foto FIH scattata a San Diego.

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